Storia del più decorato e valoroso soldato d’Incino e d’intorni…

1944. Il 19 giugno a Feltre la gendarmeria tedesca, coadiuvata da spie italiane compie una spietata rappresaglia arrestando 37 persone poi imprigionate e deportate in campi di concentramento e uccidendone altre 5: il tenente colonnello Angelo Zancanaro e il figlio Luciano, diciannovenne, sono colpiti a morte nel pianerottolo della scala dell’albergo “Feltre”. Questo episodio noto come la “notte di santa Marina” è il più tragico della dominazione nazista a Feltre. Angelo Zancanaro “cici” ufficiale degli Alpini, dirigeva il movimento di resistenza partigiana a Feltre, era nato ad Incino nel 1894, figlio di Giacomo e Antonia Zancanaro, pluridecorato, sette medaglie al valor militare conquistate una di bronzo nella prima guerra mondiale per aver assalito, con il grado di sottotenente del 3° reggimento Alpini, una caponiera austriaca, una di argento nella stessa guerra, come capitano del 9°reggimento Arditi, per aver conquistato, con il suo reparto, il 19 giugno 1918 sul Col Moschin, con sprezzo del pericolo e con scatto fulmineo una posizione nemica, catturando 27 ufficiali, 250 uomini di truppa, e 17 mitragliatrici. Altre 3 medaglie di bronzo arrivarono nella guerra d’Etiopia. Nella seconda guerra mondiale fu insignito di un nuovo bronzo per un fatto d’armi sul monte Golico, fronte Greco dove fu ferito ad una gamba. Trentatre anni dopo la morte, il 6 novembre 1977, con una solenne cerimonia nella caserma Zannettelli di Feltre veniva insignito, alla memoria, della medaglia d’oro al valor militare, medaglia ritirata dalla vedova signora Margherita, che, successivamente donò la medaglia d’oro alla città di Feltre che la custodisce nell’ufficio del sindaco.

Zancanaro Angelo di Arsiè, Belluno, sottotenente terzo reggimento alpini

Medaglia di bronzo al valor militare:

con intelligente sorpresa ed energia ammirevole, riusciva a occupare una caponiera avversaria, facilitando l’azione successiva del proprio battaglione nella quale poche ore dopo rimaneva ferito.

Vodil 21 ottobre 1915.

2 croci di guerra al valor militare :

più la promozione a tenente,

battaglia di Caporetto 1917

medaglia di bronzo al valor militare:

Giancarlo Angelo fu Giacomo e fu Antonia Zancanaro nato il 22 maggio 1894 a Incino di Arsiè, capitano in S.p.e. del primo reggimento fanteria coloniale, quinto battaglione libico.

Comandante di compagnia, in due giorni di aspri combattimenti dava ripetute prova di perizia, di tenacia e di esemplare ardimento.

Gianagobo 16-17 aprile 1936

medaglia di bronzo al valor militare:

Giancarlo Angelo il 22 maggio 1894 capitano in S.p.e. nel primo reggimento fanteria coloniale, quinto battaglione libico incaricato di contrattaccare con la propria compagnia e con carri d’assalto rilevanti forze nemiche, che avevano investito una posizione da poco tempo occupata, assolveva brillantemente l’incarico affidatogli, infliggendo sensibili perdite all’avversario e dimostrando, durante più ore di combattimento, coraggio e capacità.

Uad Gobelli 30 giugno 1936.

Medaglia di bronzo al valor militare:

Zancanaro Angelo capitano in S.p.e. Del primo reggimento fanteria coloniale. Comandante di compagnia avanzata, durante aspro combattimento, in terreno coperto e insidioso, gridava il proprio reparto con perizia e valore. Ricevuto l’ordine di disimpegnarsi, eseguiva la manovra con calma e avvedutezza. Successivamente, alla testa dei suoi ascari contrattaccava animosamente all’arma bianca e a colpi di bombe a mano, il nemico superiore di forze, volgendolo in fuga, inseguendolo, e infliggendoli perdite sensibili. Costante esempio ai propri dipendenti di capacità, slancio e sprezzo del pericolo.

Gurè 5 marzo 1937

Medaglia di bronzo al valor militare:

Zancanaro Angelo maggiore in S.p.e. 8°reggimento alpini battaglione Val Fella

comandante di battaglione, in aspra zona montana fortemente contesa, guidava con slancio il suo reparto al contrattacco, ricacciando il nemico, ferito a una gamba continuava nell’azione con animo sereno, incitando i dipendenti e dando reiterate prova di fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo.

Quota 1615 monte Golico (fronte greco)8 marzo 1941.

Medaglia d’argento al valor militare:

Zancanaro Angelo capitano 9° reparto Assalto, scelto nella conquista di alcune posizione di vitale importanza, conduceva la propria compagnia con slancio e forza travolgente. Alla testa dei suoi arditi, primo tra i primi, magnifico per sereno coraggio e espresso del pericolo, con scatto fulmineo, raggiungeva l’obiettivo, circondava il nemico molto più forte di numero, dopo fiera lotta l’obbligava alla resa. Coronava l’ardita azione catturando 27 ufficiali, 250 uomini di truppa, 17 mitragliatrici e numerosissimo materiale bellico.

Col Fenilon-Col Moschin il 15-19 giugno 1918.

Motivazione dell’assegnazione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria:

Zancanaro Angelo nato ad Incino d’Arsiè (Belluno) il 21 maggio 1894

tenente colonnello degli alpini, sette volte decorato al valor militare, all’atto dell’armistizio, benché anziano non esitava a partecipare alla lotta di liberazione apportando alla causa partigiana, oltre all’impulso prezioso di un’intensa passione, quello delle sue esperienze di valoroso combattente.

Capo di stato maggiore di un gruppo di bande alpine dimostrava eccezionali doti organizzative e pari in virtù di comandante.

Ad avvenuto arresto del responsabile di tutte le formazioni partigiane della zona, lo sostituiva mantenendole la compattezza morale e l’efficienza operativa anche nei momenti più critici della lotta. Con grande generosità, cosciente del pericolo a cui si esponeva, si presentava in tribunale a favore dello stesso superiore e dei di lui figli anch’essi catturati, riuscendo a smontare le numerose prove d’accusa e salvandoli da sicura condanna a morte. Caduto sul vile delazione in un’imboscata notturna tesali dal nemico, anziché tentare la fuga, ingaggiava un’impari lotta, finché, colpito a morte, immolava insieme all’unico figlio la vita per la causa della libertà della patria. Fulgido esempio di dedizione assoluta agli ideali di giustizia e di libertà.

Feltre 10 ottobre 1943 -19 giugno 1944

La massima onorificenza militare concessa alla memoria del colonnello Angelo Zancanaro per attività partigiana, con decreto del presidente della Repubblica del 2 settembre 1976, venne consegnata alla vedova, signora Margherita, il 6 novembre 1977 in una solenne cerimonia nella piazza d’armi della caserma Zannettelli pag 121

I modi e tempi che contrassegnarono l’uccisione del colonnello Zancanaro sono descritti con burocratica precisione, ma anche con grande drammaticità nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise straordinaria di Belluno, presieduta dal dottor Celestino Concas, che condannò a morte il 30 luglio 1945 Attilio Bolzonella principale responsabile di tante efferatezze. Il condannato che peraltro negli anni successivi, tra amnistie e condoni riuscì scandalosamente a cavarsela e addirittura ad uscire di galera, era un impiegato dell’ufficio controllo formaggi di Feltre. Pag.122 lo stesso Bolzonella aveva già ammesso che da tempo pedinava il colonnello, altre testimonianze, molto precise e sicure, dicono che il giorno dopo lo stesso Bolzanella si recò nella sede della dalla Gendarmeria tedesca a Belluno, dove partecipò a una bicchierata per festeggiare il successo dell’operazione contro “colui che nelle valli feltrine era l’animatore della resistenza partigiana”.

L’intensa attività del colonnello Zancanaro e dei suoi collaboratori non mancarono di attirare l’attenzione non tanto dei tedeschi, quanto delle numerose spie fasciste. Così, numerosi furono gli arresti tra i quali anche quello del Zancanaro, che nella primavera del 1944 fu tradotto nel carcere bellunese di Baldenich, dove venne trattenuto dalle 7 febbraio fino alla seconda metà di aprile. Liberato per mancanza di prove, egli riprese il suo posto di combattimento e di direzione del movimento partigiano.

Purtroppo i fascisti non avevano perdonato al colonnello Zancanaro la responsabilità dell’eliminazione avvenuta in provincia di Treviso di un loro solerte collaboratore, il colonnello degli alpini Renato Perico, né i tedeschi credevano che la liberazione avvenuta dal carcere di Baldenich di un’ottantina di prigionieri politici non fosse opera dello stesso Zancanaro. Fu così che il 19 giugno 1944 si scatenò a Feltre e anche a Belluno una pesante rappresaglia, nella quale caddero a Feltre cinque partigiani e decine(33) furono arrestati dai tedeschi, guidati dai fascisti collaborazionisti locali. Pag 122