origine dei nomi di Incino

Incino
Secondo Angelo Prati, autore del libro: ”Ricerche di toponomastica trentina” Incino trarrebbe il suo nome da uncino ultimo resto di uno sbarramento fatto con una catena daziaria che controllava il passaggio verso il ponte di Cismon. Si ritiene che ai piedi d’Incino, sulla roccia, fosse fissato un anello (s’cioina) con catena, che impediva di passare alle persone e alle merci per ragioni di dazio imposto ora da Venezia ora da Bassano. Gli ultimi dazi da pagarsi al ponte di Cismon furono aboliti il 30 luglio 1622.
La prima realtà storica che documenta l’esistenza del nome, è del 1488, in quell’anno avvenne la prima visita pastorale a Cismon di un vescovo di Padova allora Pietro Barozzi, la relazione, conservata nell’archivio della diocesi a Padova così riferisce: .. mettendosi contro la corrente del fiume, quasi sotto la riva s’incontra un sacello edificato al nome della beata Vergine del luogo che si dice “Pedansin”.
Corlo deriva dal latino corulus diventato col tempo per contrazione “corlus e quindi Corlo. Corulus in latino significa nocciolo pianta che anticamente, per la sua fitta presenza doveva caratterizzare quel luogo, anche se era presente in molte altre parti del comune.
Tanisoi deriva dal latino antico tanis che significava luogo o terreno tra due valli (valle della fontana e valle dei Pedoi).
Pala della Renga, pala vuol dire pendio ripido, mentre renga deriva dal latino arenga che indicava il luogo dove si riuniva un’assemblea comunale o religiosa, vista la vicinanza della chiesetta del Pedancino esistente prima dall’anno 1000 tale assembramento non poteva che essere di carattere religioso.
Pomer il nome dovrebbe indicare l’esistenza di una piantagione di pomer come da dialetto. L’unica cosa certa era che dopo il 1800, il suo nome era Pomari.
Zancanaro
,Derivati: Zanchetta, Zanchini, Zanconato, Zancaner, Cancan, Zancanella….
Diffuso con media frequenza nelle tre Venezie, ha alla base antichi sopranomi. Zanka, Zanketa Zankinus documentati nel d1200 in Emilia, Toscana e Sardegna. Formati da voci regionali diverse spesso incrociate, le più rilevanti sono zanca intesa come gamba, cianca (valida soprattutto per Toscana e Sardegna) il veneto zanca inteso come svolta, piegatura (figurativo: gambe storte, persona storta) e l’emiliano zanch =trampoli, gambe lunghe.
Una traccia visibile porta l’origine Zancanaro a Bergamo, in questo posto il nome si lega a un paesello della Val Brembana tra Zagno e Poscanto detto Grumello dei Zanchi. Si registrano numerosi casati: gli Zancanaro dei Locatelli, ebbero un palazzo in via Tassis (ora via Colleoni) e una grandiosa villa al Gromo  presso Mapello ora la Torre.
Gli Zancanaro de “Mozzi” avevano un palazzo in borgo Pignolo ora via Maffeis, Nel 1500 la porta di sant’Agostino si denominava: baluardo del Zancanaro. Il Calvi nel libro “il Campidoglio dei guerrieri”cita i fratelli Paolo  e Alessandro Zancanaro quest’ultimo combatté all’assedio di Vercelli e a quello di Rochette in Francia e morì nel 1661 come governatore di Padova. In “scena letteraria sempre il Calvi cita due fratelli Zancanaro Basilio e Giovan Crisostomo arrivati al titolo di canonici presso la basilica di san Giovanni in Laterano in Roma
Altre tracce si riscontrano a Cuneo , nel  1735 gli Zancanaro abitavano nella borgata detta “il passatore”. Il casato si estinse con l’ultima superstite Luisa Zancanaro, che ottenne il titolo di contessa di san Giorgio, avendo sposato un alto magistrato del regno di Savoia.
A Bassano gli Zancanaro arrivarono da Pove dove curavano l’estrazione dei marmi, sono ricordati Ambrogio e Bartolomeo Zancanaro. Agli inizi del 1900 Agostino Zancanaro con decreto reale del 9 agosto1926 ottenne il titolo  di barone e l’iscrizione nell’albo d’oro della nobiltà con questo titolo.
Ad Incino la famiglia Zancanaro più numerosa fu quella di Sebastian (nato il 21 febbraio 1739) che da Domenica Zancanaro ebbe 11 figli, l’ultimo Giobatta a sua volta ne generò 10 (era il bisnonno della Brigida).Più recentemente una famiglia con 11 figli fu quella di Zancanaro Antonio (Toni Meneghet morto nel 1931) e Angela (Orna,scomparsa nel 1946).Il primo Zancanaro riportato nel registro dei morti a Rocca è Zancanaro Margherita fu Francesco morta il 28 agosto 1682, seguì Zancanaro Antonio fu Domenico morto il 27 marzo 1683. Dal 1683 al 1879 (196 anni) furono sepolti nel cimitero di Rocca 666 defunti con il nome Zancanaro
Questi i vari casati che si riconducono ai Zancanaro: Cane, Cagne, Cana, Camel, Casata, Cici, Cul, Marinei, Meneghet. Prima dell’inizio del 1800 ci sono già  tre casati riportati nel registro dei morti: Camel, Patacco e Meneghet, di quest’ultimo il primo trascritto è Zancanaro Giacomo nato il 2 luglio 1788 ma era detto Meneghet già il suo bisnonno.
Nardino
Varianti: Nardo, Nardin, Nardon…
Bernardo, Bernardino, Nardino, il nome Bernardo si diffuse in tutta Italia dopo il 1200 per il prestigio e il culto di San Bernardo da Chiaravalle. Bernardo è l’adattamento del nome franco Berinhard, formato dal tedesco antico beran (orso) e harolhd (duro, valoroso). Il significato originale sarebbe orso valoroso o valoroso come un orso. La variante Nardo ha alta frequenza in Lombardia, Nardin e Nardino in Veneto. Dal  1683 al 1879 i Nardino sepolti nel cimitero di Rocca sono stati 237, primo uomo fu Vettor Nardino morto il 14, aprile 1683, prima donna Maddalena Nardino scomparsa il 20 aprile 1685.
Grando
Diffuso in tutta Italia con alta frequenza solo come Grandi in Emilia-Romagna, nel Veneto anche come De Grandi, Grandin ( a Venezia) Granzotto (a Feltre). È la cogmominazione del sopranome grande formato in relazione della corporatura e statura da grande.
Ad Incino i Grando arrivarono dai Berti, nei registri parrocchiali di Cismon risulta che i Grando residenti a Cismon e Primolano erano originari da Incino.
 Borsa
Per molti secoli il nome significava operazione commerciale, denaro investito nella compravendita. Trae origine dalla famiglia belga Van De Burse Che a Bruges (Belgio)aveva per prima adibito il proprio palazzo a sede degli scambi, però la voce, attraverso il francese Borse si è imposta solo dal 1700 e significa “colui che porta la borsa”(con il denaro), oggi si direbbe “tesoriere”. Ad Incino il primo Borsa riportato è una donna Agnese Borsa che sposa Giovanni Zancanaro (nato il 13 marzo 1757) da cui ebbe 9 figli, si conosce il nome del padre di Agnese: Michiel. In un documento del 1822 ad Incino vivevano tre famiglie Borsa: di Antonio, Giacomo e Innocente.
Conco –Bani questi due nomi arrivarono ad Incino dopo il 1766 quando la banda di Bano spadroneggiava in tutto il territorio di Arsiè. I nomi intendevano indicare l’origine dei banditi: Conco è un comune dell’altipiano di Asiago mentre Bano indicava il capobanda o un suo stretto amico,questi termini indicavano dove risiedettero al loro arrivo e rimasero fino a oggi in vigore anche quando le loro proprietà furono assorbite dai residenti.
Meneghet deriva da Domenico il termine è un diminutivo e significa piccolo Domenico inteso come un uomo piccolo o di bassa statura. Il primo Domenico
Zancanaro registrato è del 1700.
Martinato, Martinati questi due nomi derivano dal nome Martini salito ad Incino da Cismon dove sono presenti nei registi parrocchiali sin dal 1400, è probabile che la borgata che porta questo nome sia stata edificata da cismonesi che avrebbero dato in nome al proprio casato.
Cenni su altre località a noi vicine:
Arsiè nacque 200 anni dopo Cristo con il nome di Laricetum (terra di larici ) divenne poi Arsetum, Arsedo e infine Arsiè.
Fastro deriva da Fagherastum (luogo di faggi di cattiva qualità). Divenne Fastra nel medioevo poi tramutato in Fastro circa 200 anni fa.
Primolano era Pratum Molanum ( prato paludoso).
Fonzaso era Fons Assium vale a dire fonte d’assi con evidente riferimento alle segherie che lavoravano il legname proveniente dal Primiero flutando lungo il Cismon
Feltre fu fondata dagli etruschi con il nome di Heltre o città di Fel.
San Vito era s. Viti dal nome dell’omonimo santo mentre Roveri deriva da Roborum (terra di roveri)
Rivai anticamente era diviso in due tronconi: Tovio e Sorass, divenne poi Rivalli e infine Rivai.
Belluno deriva dal celtico Belo-Dunum significa città splendente.
Elenco dei curati succeduti ad Incino:
Don Baldassare Girardi dal 1904 al 1908.
Don Luigi Zotti da Roana (Vi) dal 1908 al 1915.
Don Antonio Guerra da Molvena dal 1915 al 1916.
Don Giovanni Rizzolo dal 1918 al 1920.
Don Modesto Zancanaro da Incino dal 1920 al 1923.
Don Pietro Pertile da Campese, dal 1923 al 1928.
Don Federico Mazzocco da Quero dal 1928 al 1930.
Don Augusto Borin da Merlara dal 1930 al 1932.
Don Giuseppe Carraro da Camposampiero dal 1932 al 1934.
Don Angelo Scarpin da Cittadella dal 1934 al 1936.
Don Angelo Rizzo dal 1936 al 1939.
Don Ernesto Zuccato dal 1939 al 1942.
Don Gaetano Zandonà dal 11 agosto 1942 al 28 settembre del 1942
Don Carlo Marini  da Carrè (Vi) dall’ottobre 1942 al novembre 1948.
Don Cesare Zoccoletto dal novembre 1948 ad agosto 1949 ( con solo titolo di vicecurato).
Don Antonio Pavan  da agosto 1949 a giugno 1957.
Don Eliseo Salmaso da giugno 1957 a giugno1960.
Don Bruno Nardo da giugno 1960  ad agosto 1961.
Don Eugenio Alberelli da agosto 1961 a giugno 1967.
In 63 anni sono passati ad Incino 19 curati con una media di permanenza di appena tre anni ciascuno.
Come nel corso di un secolo Incino ha perso quasi 500 abitanti
Anno         abitanti
1904           517
1924            472
1930            500
1935            326
1938            222
1943            303
1949            218
1948            217
1963            181
1967            136
1973              97
1974              92
1987              57
2004              19
2012              15
2017                9
bibliografia
Gran parte delle notizie pubblicate in quest’opuscolo a partire dall’anno 1900, sono tratte dagli archivi parrocchiali di Rocca ed Arsiè, sopratutto da due quaderni compilati manualmente dai vari curati, intitolati: Cronistoria Curaziale. Altre fonti utilizzate sono:
Don G. B. Segato, monografia d’Arsiè.
D. Dall’Agnol, Fastro e la sua storia.
Comune di Arsiè, Appunti di storia locale.
F. Nanfara, Arsiè, briciole storiche.
S. Lancerini, la valle scomparsa.
L. Girotto, soldati e fortezze tra Asiago e il Grappa.
Don D. Secco, Cismon.
B. Zilotti, Vado cantando Arsiè.
F. Zangrando, Belluno e la sua provincia
Dal Zio, i capitelli di Arsiè, Fonzaso, Lamon, Sovramonte.
AA.VV. Il Feltrino invaso.
P. Giois, parroci e resistenza nei vicariati di Fonzaso e Quero
A. Sirena, la memoria delle pietre
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